La fauna selvatica

Anfibi e Rettili

La scarsità di acque superficiali esistente nel territorio, impoverisce il popolamento faunistico degli anfibi. Ciononostante sono presenti nel Parco specie divenute particolarmente rare sull’intero territorio nazionale e per quali si sta realizzando una fase di monitoraggio per la verifica degli areali di presenza e della numerosità delle specie.

E’ il caso dell’Ululone appenninico (Bombina pachypus), del Tritone italiano (Triturus italicus), della Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigiata) e della Salamadra pezzata (Salamandra salamandra gigliolii) con quest’ultime due che rappresentano forme endemiche della catena degli Appennini.

Più comune risulta essere il Rospo comune (Bufo bufo) e più raro il Rospo Smeraldino (B. viridis) presente vicino ai canaloni che scendono a valle.

E’ presente la Raganella italiana (Hyla intermedia) vicino alle sorgenti e zone umide più a valle. Tra le rane rosse troviamo, un po’ ovunque nelle zone più coperte di vegetazione (faggete) e lungo pozze, sorgenti e torrenti, la Rana appenninica (Rana italica).

Più ricca di specie la classe dei Rettili. I serpenti sono ben rappresentati all’interno del Parco. E’ nota la presenza delle seguenti specie: Cervone (Elaphe quatuorlineata), Saettone (Zamenis longissimus o Z. Lineatus), Natrice dal collare (Natrix natrix) che è presente con la sottospecie helvetica Vipeta (Vipera aspis) e Biacco (Hierophis viridiflavus). E’ altresì presente un gran numero di Sauri di diverse specie: Geco comune (Tarentola mauritanica), Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), Lucertola campestre (Podarcis sicula), Ramarro occidentale (Lacerta bilineata).  Meno frequente invece la Lucertola muraiola (Podarcis muralis) perché sensibile all’antropizzazione che esercita una certa pressione sul territorio.

 

Uccelli

L’avifauna è molto ben rappresentata nel Parco Taburno Camposauro perché il mosaico ambientale costituito dai boschi (in alcune aree caratterizzati anche da un buono stato di naturalità), prati, rocce e coltivi offre rifugio e cibo a molte specie. Sono state osservate fino ad oggi 94 specie, di cui 75 nidificanti e 18 migratrici e svernanti. E’ interessante la presenza del Picchio rosso minore, specie che negli ultimi tempi, in Campania, sta facendo registrare una interessante ripresa numerica.

Tra le specie nidificanti 51 sono residenti, presenti cioè tutto l’anno, e 24 sono invece migratrici, raggiungono cioè il Parco in primavera per riprodursi. Partendo dai rapaci, diverse sono le specie all’interno del Parco e indimenticabili avvistamenti sono possibili a quote più elevate. Poiana, Sparviero, Falco, pecchiaiolo, Gheppio, il velocissimo Pellegrino, sono i rapaci diurni più diffusi. A questi si possono aggiungere il Biancone, nidificante nel Parco, il Lodolaio e il Nibbio bruno che frequentano il territorio solo nei periodi della migrazione.

Tra i rapaci notturni, la Civetta è molto diffusa nel Parco, sia nelle aree antropizzate che nelle aree boschive, queste ultime abitate anche dall’Allocco. Le zone agricole sono ottimi territori di caccia per l’Assiolo e il Barbagianni, la cui popolazione è in calo, mentre il Gufo comune è maggiormente presente nelle zone di media montagna.

I boschi ben conservati dal punto di vista naturalistico favoriscono la presenza di specie che si nutrono di insetti xilofagi come il Picchio verde e il Picchio rosso maggiore.

Comuni e distribuiti con consistenti popolazioni sull’intero territorio del Parco, sono il Merlo, la Cinciallegra, il Fringuello, il Verdone, il Cardellino, lo Scricciolo, la Gazza, la Cornacchia grigia, il Codibugnolo, la Capinera, la Cinciarella anche grazie alla adattabilità ecologica che li caratterizza. Passera d’Italia, Rondone, Balestruccio e Tortora dal collare sono favorite dagli ambienti urbani.

Altre specie, invece, sono più legate all’habitat di elezione: il Picchio muratore, il Pettirosso, Luì piccolo, Fiorracino, Rampichino e Ghiandaia, ad esempio, sono comuni negli ambienti forestali, specialmente nelle radure. Anche Cincia mora e Cincia bigia, quest’ultima più rara, nidificano nelle aree boscate, in particolare nelle faggete, ma anche nell’abetina della Foresta demaniale. Upupa, Averla piccola, Passera mattugia, Vervellino, Zigolo nero e Strillozzo preferiscono, invece, i terreni agricoli o comunque le aree aperte. Gli ambienti rupestri e i prati pascoli di quota sono sorvolati dal Corvo imperiale, Allodola, Codirosso spazzacamino e Rondini.

Nel periodo migratorio autunnale e primaverile, e in inverno, si annoverano molte altre specie che non nidificano, però nel Parco. E’ il caso della Beccaccia, molto difficile da osservare perchè il suo piumaggio la mimetizza con i colori bruni della lettiera autunnale, del Tordo sassello, dello Storno, della Pispola, del Lucherino. Il Colombaccio è sia migratore svernante regolare che residente nidificante ed è comune nelle aree boschive, come il Cuculo, comune in tarda primavera ed estate. Un migratore nidificante caratteristico degli ambienti di quota è il Prispolone, mentre Codirosso, Santimpalo e Averla piccola preferiscono le aree aperte, ricche di cespugli.

 

Mammiferi

La compagine dei mammiferi è rappresentata per la maggior parte da Roditori e Chirotteri. Moscardino e Toporagno sono alquanto diffusi nell’ambiente submontano, attratti anche dalle numerose ghiande da altri frutti presenti nei querceti e nei boschi misti. La faggeta, invece è l’habitat tipico del Ghiro, del Campagnolo rossastro e del Topo selvatico dal collo giallo.

L’Arvicola trova nelle sponde dei corsi d’acqua, l’habitat ideale mentre molte specie sono ovviamente favorite dall’attività umana e agricola, come l’Arvicola di Savi, il Topo selvatico ma anche il topo domestico.

Numerosi i Toporagni, come il Toporagno nano, il Toporagno comune e il Toporagno italico che presentano una certa adattabilità ecologica che gli permette di vivere in ambienti sia montani che in aree antropiche dell’area protetta. Presenti anche la Crocidura a ventre bianco, la Crocidura minore e il Mustiolo, il micromammifero più piccolo d’Europa.

Il riccio è molto diffuso nel Parco soprattutto nelle zone boschive, sia nelle faggete di quota che nella fascia submontana. Le specie più diffuse di Talpidi del Mezzogiorno, ovvero la Talpa romana e la Talpa cieca fanno la loro comparsa nel Parco grazie anche all’elevato tasso riproduttivo che le caratterizza; esse mostrano una certa allopatria, con la Talpa cieca più frequente oltre i 700 metri di quota. Presente anche il Tasso, dalle abitudini crepuscolari e abile costruttore di tane dotate di un sofisticato sistema di cunicoli. Fra i carnivori, estremamente diffusa è la Volpe grazie allo spettro molto ampio della sua dieta che la rende adattabile a diversi tipi di ambienti, caratteristica che la rende avvistabile persino nelle aree periferiche dell’abitato di Benevento. Negli ultimi anni è stata verificata la presenza del Lupo. La specie con molta probabilità ha utilizzato il Taburno Camposauro nei suoi spostamenti e risulta presente con un paio di nuclei stabili. Il Lupo può fare affidamento su una consistente popolazione di Cinghiali. Un discorso simile va affrontato per la Lepre, presente nel Parco ma con la specie Lepus europaeus. La presenza della Lepre, unita alla massiccia presenza di roditori, ha incoraggiato il ritorno del Gatto selvatico, attualmente presente in quanto la varietà di ambienti disponibili, dalla gariga alla faggeta di quota, costituiscono il mosaico di habitat di cui la specie ha bisogno. Infine, la Chirotterofauna del Parco risulta molto ricca ed è rappresentata sia da Rinolofidi che da Vespertilionidi.

 

Invertebrati

Il Parco Regionale Taburno Camposauro annovera anche una ricca fauna invertebrata che è molto importante per il corretto funzionamento di un ecosistema, in quanto offre nutrimento alle specie superiori e ha un ruolo di primo piano nel trasferimento e riciclo di energia e nutrienti. La maggior parte delle informazioni sugli invertebrati del Parco riguardano i Lepidotteri che hanno un ruolo chiave come impollinatori e sono molto amati anche fra i visitatori.

Per i Lepidotteri si registra la presenza di diverse specie elencate nella Direttiva Habitat o protette da Convenzioni internazionali, come l’Arge e la Polissena ma anche di farfalle comuni nel territorio ma altrettanto spettacolari nei colori e nei disegni delle ali come il Macaone, il Podalirio, la Vanessa lo, la Vanessa Atalanta, la Cavolaia maggiore, l’Egea, la Megera e la Cecilia, solo per citarne alcune. Altre specie riportate in categorie di protezione e presenti nel Parco sono il Cerambice della quercia (Cerambyx cerdo) e il Cervo volante (Lucanus cervus), due coleotteri riportati nelle appendici 2 e 3 della Convenzione di Berna e nell’appendice 2 della Direttiva “Habitat”. Ad esse si associa anche il Lucanus tetraodon per le sue dimensioni ragguardevoli e come tale in grado di attivare l’attenzione dei visitatori.

 

Le eccellenze faunistiche

Le specie descritte in precedenza rappresentano solo una parte della fauna che popola i boschi del massiccio del Taburno Camposauro e, più precisamente, esse rappresentano le entità dal pregio naturalistico maggiore data la loro presenza in convenzioni internazionali basate sulla conservazione della fauna selvatica e la protezione degli habitat di cui tali specie rappresentano la fauna d’eccellenza.

Partendo dagli anfibi, quindi, molte specie sono elencate nella Direttiva Habitat, il Rospo smeraldino, la Rana appenninica e il Tritone italiano appenninico sono elencati nell’allegato IV della Direttiva sulle specie animali e vegetai di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa e sono anche incluse nell’appendice II della Convenzione di Berna del 1979 sulla fauna soggetta a protezione rigorosa. La Rana appenninica, inoltre, è un endemismo italiano per cui è una specie di notevole interesse naturalistico nazionale.

Il Tritone crestato e la Salamandra dagli occhiali, sono presenti nella Direttiva Habitat, e più precisamente nell’allegato II che si basa sulle specie di fauna e flora d’interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione e nell’allegato IV, oltre ad essere contemplati anche nell’appendice II della Convenzione di Berna. Questa annovera, nell’allegato III, anche la Salamandra pezzata, l’Ululone appenninico, il Rospo comune e la Raganella italica. Infine la Rana appenninica, l’Ululone appenninico, il Tritone italiano ed entrambe le specie di Salamandra, sono inclusi anche nella Lista Rossa nazionale nella categoria “a basso rischio di estinzione”.

Molte specie di rettili presenti sono protette internazionalmente. In particolare, il Cervone è contemplato nella Convenzione di Berna e nell’allegato II e IV della Direttiva Habitat. Il Saettone, il Biacco, il Ramarro occidentale, la Lucertola campestre e la Lucertola muraiola sono elencati nell’allegato IV della Direttiva 92/43/CEE.  L’appendice II della Convenzione di Berna comprende diverse di queste specie: Cervone, Saettone, Biacco, Ramarro occidentale, Lucertola campestre e Lucertola muraiola mentre la Natrice dal collare, la Vipera, il Geco comune e il Geco verrucoso sono inseriti nell’appendice III.

Ultimo aggiornamento

28 Novembre 2021, 17:08

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