Aspetti geologici

Il Parco Regionale del Taburno Camposauro rappresenta, oggi, un patrimonio ambientale e geologico di inestimabile valore che le comunità Locali possono sfruttare come risorsa geoturistica ai fini di un nuovo sviluppo socio-economico. Le informazioni geologiche – culturali contenute in questa sezione, si propongono di offrire un’interessante occasione conoscitiva di un’area che interessa una superficie di circa 150 kmq interamente ricadente nella provincia di Benevento.

Pur essendo l’altitudine non elevata, si resta colpiti, dall’aspetto “montano” del massiccio dovuto all’aspra morfologia dei blocchi calcarei e dalle ripide pareti dei versanti meridionali addolcite, a valle, da fasce di detriti di faglia ormai cementate. Il complesso montuoso calcareo è isolato dalla catena appenninica che attraversa la Campania ed è composto da diversi rilievi: oltre ai Monti Taburno e Camposauro, alti rispettivamente 1.394 e 1.390 metri sul livello del mare e separati dalla depressione tettonica nota con il nome di Piana di Prata, sono presenti anche il Monte Pentime, alto 1.170 metri e posto a nord-est del Camposauro, ed altre vette minori collegate ai tre massicci principali. I Monti-Cardito, Tuoro-Alto, Ortichelle e Campigliano, costituiscono l’insieme delle cime del massiccio del Taburno, i Monti Palombella, Tremilo della Croce, Monte Rosa e Pizzo Cupone formano, con la cima del Camposauro, l’insieme di rilievi che circondano la piana carsica del Camposauro; il Monte San Michele (834 m slm), infine, è adiacente al Monte Pentime. Questo enorme blocco calcareo mesozoico presenta, sui versanti meridionali, fianchi squadrati ad opera di faglie e pareti molto ripide solcate da profondi canaloni; sul versante orientale, invece, degrada in maniera più dolce con una serie di colline che conducono alla conca beneventana.

Sul monte Taburno sono presenti rocce calcaree tra le più antiche della Provincia di Benevento, risalenti al periodo compreso tra il Triassico (200 milioni di anni fa) e il Giurassico superiore (140 milioni di anni fa). La presenza di argille azzurre e di sabbie fossili fa ritenere che nella zona ci fosse un mare con profondità variabile da pochi ad alcune decine di metri.

Notevole sviluppo hanno sul Taburno (dove sono presenti anche le Dolomie, rocce formate da carbonato di calcio associato a carbonato di magnesio) le fasce di detrito di falda grossolanamente stratificato e cementato a costituire brecce, specie sul versante meridionale. Depositi di prodotti piroclastici, provenienti dalle eruzioni dei vulcani di Roccamonfina, Campi Flegrei e Vesuvio, che si presentano sotto forma di banchi e di tufi litoidi, si ritrovano in vari punti.

Sul fondo delle conche carsico-tettoniche sono frequenti le pozzolane. Il materiale piroclastico ricopre estesi tratti di roccia calcarea e partecipa, per la sua alterabilità, alla formazione del suolo determinando la costituzione di terreni misti. Appaiono frequenti i fenomeni di carsismo, con presenza di doline e campi carsici come quelli di Campo di Cepino, Campo Trellica, Campo di Camposauro e quelli derivanti anche da attività tettoniche come Piana Melaino. Sono presenti anche grotte come quella di San Mauro (569 m. slm), della Madonna del Taburno (550 m slm) e di San Simeone (525 m slm), tutte localizzate sul versante meridionale del Taburno.

La natura calcarea dei rilievi montuosi determina un elevato drenaggio delle acque meteoriche che vengono smaltite per via sotterranea, per poi affiorare nelle scaturigini poste alla base. E’ il caso delle celebri Sorgenti del Fizzo, poste nel territorio del Comune di Airola, che un tempo alimentavano l’acquedotto carolino al servizio delle cascate della Reggia di Caserta, e delle numerose ed abbondanti risorgive alla base del Camposauro che alimentano il fiume Calore, il lago di Telese e varie prese per acquedotti. Il massiccio montuoso è privo di idrografia superficiale, ma intorno ad esso, scorrono numerosi corsi d’acqua tutti iscritti all’idrografia del Bacino del fiume Volturno. Tra questi i principali sono: i fiumi Jenga e Jerino ad est. L’Isclero ad ovest (che si origina dalla catena del partenio) e lo stesso fiume Calore beneventano, che rappresenta uno dei principali affluenti del Volturno a nord.

Nelle dolomie del Monte Taburno si trovano numerosi depositi di fossili e microfossili. Anche i Terreni Cretacici e Miocenici del Monte Camposauro sono riccamente fossiliferi.

Nel Cretacico sono particolarmente abbondanti coralli, gasteropodi, rudiste ed altri lamellibranchi. Essi sono particolarmente evidenti nei “marmi di Vitulano” spesso associati al deposito di terre rosse che testimoniano episodi paleocarsici. Le principali località fossilifere sono localizzate tra Vitulano e Cautano: Colle Noce, Cava Perla, Cava San Vito e Cava Criscuoli (accessibili da Cautano), Cava Uria inferiore e superiore ( lato di Vitulano).

Nei calcarei a Briozoi e litotamni (Miocene) di Monte Camposauro presso le località Fontana Trinità e Monte Sant’Angelo, si rinvengono fossili di pettinidi e alghe rosse.

A tutto questo si aggiungono numerosi geositi, anche di interesse ed importanza internazionale, presenti sia sul Monte Taburno che sul Monte Camposauro, che sono stati “tradotti” in opportune schede dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi del Sannio. Le schede per ciascun geosito costituiscono strumenti indispensabili al fine di scoprire, comprendere e apprezzare l’interesse geologico degli stessi ovvero di indirizzarne la fruibilità, tutelarne l’integrità e la salvaguardia. In altra sezione si possono consultare tali schede informative, utilizzate anche per la candidatura a Geoparco UNESCO che sta portando avanti l’Ente Parco

Ultimo aggiornamento

6 Luglio 2023, 16:04

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