IL TURISMO VOLANO DI SVILUPPO NELLE AREE INTERNE DELLA CAMPANIA

Data:
24 Marzo 2025

IL TURISMO VOLANO DI SVILUPPO NELLE AREE INTERNE DELLA CAMPANIA

Parte preponderante del territorio campano è caratterizzato da un’organizzazione spaziale fondata su centri minori, spesso di piccole dimensioni, che in molti casi sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali. La specificità di questi territori è sintetizzata dall’espressione “aree interne”. Dal 2012 è stata avviata la “Strategia Nazionale Aree Interne” (SNAI) da parte dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, al fine di favorire un’inversione di tendenza rispetto al forte calo della popolazione, alla riduzione dell’occupazione, al degrado del patrimonio culturale e paesaggistico cui si sta assistendo anche nelle aree periferiche della nostra regione. Senza entrare nella valutazione sullo “stato dell’arte” della SNAI o sui ritardi accumulati, i dati relativi alle “aree interne” mostrano come queste siano territori accomunati da una fragilità sociodemografica in conseguenza dell’invecchiamento della popolazione, di una instabilità ambientale (fisica, sismica e idrogeologica) come risultato dell’insufficiente manutenzione del capitale semi-naturale (paesaggi umani) e che siano aree nelle quali oggi è inutilizzata una rilevante quota del capitale territoriale disponibile. Come noto anche le variabili di tipo occupazionale ed economico mostrano la marginalità di queste aree. D’altro canto, in tali aree vi è spesso un’elevata disponibilità di importanti risorse ambientali (sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, chiese rupestri, musei, borghi di particolare pregio architettonico). Per tali ragioni, nel turismo sono riposte molte aspettative poiché, da più parti, esso viene indicato come principale volano di sviluppo e rilancio economico per le aree interne. Guardando alla Campania, una maturata sensibilità per luoghi remoti e meno frequentati, le prospettive che la green economy ed il turismo sostenibile sembrano prefigurare, hanno ampliato notevolmente la varietà delle scelte turistiche. Tutti questi fattori stanno offrendo la possibilità a molte aree periferiche di attrarre nuovo turismo, di sfruttare le opportunità di sviluppo connesse ai flussi di visitatori per attivare, in chiave innovativa, le risorse locali provando ad uscire dalla crisi delle economie rurali tradizionali. L’osservazione dei dati turistici evidenzia come, nelle aree interne più periferiche e ultra-periferiche della nostra regione, si concentri oltre il 23% dell’offerta ricettiva in termini di posti letto, dato che rapportato alla popolazione mostra una realtà sorprendente, ossia, una capacità ricettiva di tre volte superiore alla media nazionale con punte massime proprio nelle aree ultra-periferiche. Anche a livello occupazionale, la propensione all’attività turistica di queste aree si conferma elevata: la quota di addetti al settore turistico supera, infatti, di oltre 6 punti il valore medio nazionale (11,9% rispetto a 5,2%). Occorre sottolineare che la classificazione di un territorio rispetto alla sua lontananza dai servizi essenziali non è sufficiente a soddisfare le esigenze conoscitive e strumentali alla programmazione di strategie di sviluppo in ambito turistico. Può essere opportuno individuare altri criteri di classificazione, come possono essere la turisticità di un territorio, l’attrattività di un’area, o la vocazione territoriale di un comune, ossia, fattori che tengano conto delle specificità locali analizzandole in chiave turistica.

Ma cosa si intende quando si parla di turisticità, di attrattività o di vocazione di un territorio? Per turisticità intendiamo il peso del mercato turistico sul territorio considerato, in termini di capacità ricettiva (esercizi ricettivi e posti letto disponibili alla vendita), di flussi turistici (arrivi e presenze negli esercizi ricettivi) e di impatto del settore turistico sul mercato del lavoro. L’attrattività è, invece, la capacità di un territorio di attrarre nuovi abitanti e visitatori dall’esterno del proprio ambito territoriale. Infine, per vocazione si intende la presenza di una o più caratteristiche prevalenti di un territorio, alle quali, usualmente, viene associata la scelta della destinazione come mèta di viaggio o vacanza. Risulta evidente come, dal punto di vista della turisticità, vi siano alcune aree a forte appeal turistico: molti comuni periferici e ultra-periferici nelle provincie di Napoli e Caserta, nel Cilento, e lungo le coste salernitane sono aree ad alta turisticità. Individuare questi luoghi top performer, cui corrispondono alta qualità e alta specializzazione, permetterebbe di individuare le best practises di comuni che probabilmente da anni lavorano sul settore turismo e sulla loro attrattività con ottimi risultati. Vi sono inoltre zone della Campania circondate da comuni a basso livello di turisticità, bassa attrattività, e vocazione spiccatamente naturalistica; questi ultimi comuni potrebbero trovare giovamento nell’investire in interventi a sostegno di un turismo “alternativo”, ampliando le prospettive legate al turismo sostenibile ed alla promozione delle tipicità territoriali, sfruttando la vicinanza di aree vicine a maggiore turisticità.

Infine, sono molti i comuni periferici e ultra-periferici senza una specifica vocazione turistica prevalente, in molti casi geograficamente contigui a territori più connotati (si guardi il caso delle aree beneventane al confine con il Molise). In queste situazioni, sarebbe forse utile valutare delle politiche di sviluppo che superino i meri confini amministrativi regionali, attraverso la creazione di “reti” di comuni sovra-regionali (tra territori simili) che possano cogliere meglio i vantaggi competitivi della maggior dimensione. Le politiche territoriali di promozione e sviluppo turistico, infatti, dovrebbero focalizzarsi sull’attrattività e sulla vocazione di un territorio e la turisticità, o meglio, il miglioramento della turisticità di un’area può essere considerato solo come l’effetto di una valida politica di promozione (attraverso strumenti mirati a migliorare l’attrattività di un territorio) o la valorizzazione di un territorio (sviluppando servizi o puntando sulla valorizzazione delle vocazioni di un’area).

Occorre, quindi, comprendere che il turismo non può essere la soluzione universale per i tutti i problemi di mancato sviluppo o di spopolamento di un territorio. Sarebbe errato, a mio avviso, vedere in tale settore la sola alternativa possibile ad una situazione economica di difficoltà. Per molte aree interne sicuramente il turismo rappresenta un’opzione rilevante ma, spesso, esso non ha la sufficiente massa critica per fungere da sostegno principale allo sviluppo locale. In questi casi, sarebbe utile agganciare all’opzione turistica attività complementari, così da formare un’offerta peculiare e riconoscibile del territorio, non trascurando il ruolo che possono offrire, in tal senso, la valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico, naturalistico e delle risorse enogastronomiche che, ad esempio, per quanto riguarda il territorio sannita sono da sempre “punti forza” su cui costruire “idee forza” per lo sviluppo territoriale.

                                                                                                                                                                                                              Presidente Ente Parco del Taburno Camposauro

                                                                                                                                                                                                                                 Dott. Costantino Caturano

Ultimo aggiornamento

24 Marzo 2025, 13:09

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